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BILINGUISMO

Il bilinguismo simultaneo è una forma di bilinguismo che si verifica quando un bambino diventa bilingue imparando due lingue fin dalla nascita. Secondo la dott.ssa Annick De Houwer, in un articolo del “The Handbook of Child Language”, il bilinguismo simultaneo ha luogo in "bambini in cui sono regolarmente affrontate due lingue parlate da prima dei due anni e che continuano ad essere regolarmente affrontate fino alle fasi finali dello sviluppo del linguaggio”.

Entrambi i linguaggi sono acquisiti come prima lingua. Ciò è in contrasto con il bilinguismo sequenziale, in cui la seconda lingua è appresa non come una lingua nativa ma una lingua straniera.

La nostra proposta formativa bilingue si basa sugli studi del progetto europeo ELIAS (Early Language and Intercultural Acquisition Studies), che mira a promuovere a livello europeo l’istituzione di scuole dell'infanzia bilingue e la collaborazione tra le stesse. I ricercatori di questo progetto hanno monitorato i progressi di apprendimento dei bambini piccoli nell’acquisizione del linguaggio, della comunicazione interculturale e delle competenze scientifiche bilingue in età prescolare di sei scuole materne bilingue. Tale collaborazione è senza precedenti in Europa e nel mondo.

L'educazione bilingue da insegnante madrelingua è il metodo di insegnamento più efficace per l’acquisizione di una seconda lingua, che vissuta nella quotidianità delle esperienze che si fanno al Nido Scuola avvia alla formazione di una mente flessibile ed anche di una “mente plurale e pluralistica” sul piano sociale.

Ci proponiamo come obiettivo che i bambini, alla fine del ciclo 0-6, siano in grado di comprendere e parlare una seconda lingua in maniera naturale.

Il raggiungimento del bilinguismo si realizza attraverso:

  • un potenziato insegnamento curricolare della lingua inglese

  • l'uso dell'inglese in tutte le situazioni e attività scolastiche

  • l'uso di notevole materiale didattico inglese

  • il modello linguistico presentato dall'insegnante madrelingua

  • il contesto linguistico negli ambienti della scuola

Falsi miti sul bilinguismo

 

Crescere con due lingue viene ancora considerato fuori dalla norma nelle nostre società, e il bilinguismo è spesso circondato da pregiudizi e disinformazione. Molti credono ancora che imparare due lingue richieda uno sforzo cognitivo per il cervello del bambino piccolo, o che due lingue tolgano spazio e risorse allo sviluppo cognitivo generale. Queste opinioni sono spesso alla radice delle decisioni prese dalle famiglie, dagli insegnanti e dai politici, e quindi finiscono per influenzare la vita stessa dei bambini che avrebbero l’opportunità di crescere bilingui. Molti genitori, pur volendo che i loro figli parlino due lingue, sentono dire che l’esposizione a due lingue causa problemi e quindi accantonano il progetto del bilinguismo ancor prima di averlo veramente sperimentato; oppure decidono che sia meglio aspettare per parlare una delle lingue fino a quando la prima lingua si è ‘stabilizzata’, per poi scoprire con amarezza che è troppo tardi, o troppo difficile, introdurre la seconda lingua. Se i genitori invece riescono a stabilire un ambiente bilingue per i figli in età prescolare, può accadere che, una volta iniziata la scuola, gli insegnanti attribuiscano al bilinguismo la responsabilità di eventuali problemi scolastici. In questa situazione molte famiglie sono tentate di abbandonare l’educazione bilingue, nonostante funzioni, e di cercare di ristabilire un ambiente monolingue per risolvere il problema.

A questi pregiudizi negativi nei confronti del bilinguismo a volte si contrappongono idee di segno opposto, ma anch’esse dovute a mancanza di informazione: ad esempio, la convinzione che il bilinguismo sia la conseguenza spontanea ed inevitabile del fatto che i genitori parlano due lingue diverse. Le famiglie potrebbero così credere che

basti parlare ognuno nella propria lingua, magari un’ora al giorno, per garantire lo sviluppo bilingue, salvo poi accorgersi che il bambino non parla la lingua minoritaria. Diffusa è anche l’idea che il bilinguismo infantile sia sì utile, ma soltanto se entrambe le lingue sono a larga diffusione, e che quindi non valga la pena che il bambino impari una lingua minoritaria usata da un gruppo relativamente ristretto di parlanti. In molti casi, questo è uno di motivi del declino delle lingue di minoranza nelle ultime due generazioni. La ricerca recente sul cervello bilingue ha contribuito non solo a sfatare i pregiudizi negativi sul bilinguismo, ma anche a dimostrare che lo sviluppo bilingue nei bambini

comporta molto di più della conoscenza di due lingue: in aggiunta a benefici ben noti, come l’accesso a due culture, la maggiore tolleranza verso le altre culture, e gli indubbi futuri vantaggi sul mercato del lavoro, il bilinguismo conferisce benefici molto meno conosciuti, ma forse anche più importanti, sul modo di pensare e agire in diverse situazioni.

I benefici cognitivi più generali, e meno conosciuti, del bilinguismo, riguardano il controllo esecutivo sull’attenzione. La ricerca ha dimostrato che i bilingui sono di solito avvantaggiati, rispetto ai coetanei monolingui, nel passaggio rapido da un compito ad un altro quando entrambi i compiti richiedono attenzione selettiva e capacità di ignorare fattori interferenti. Le differenze tra monolingui e bilingui persistono in età adulta e sono state riscontrate anche negli adulti che sono cresciuti con due lingue dall’infanzia. Qual è il legame tra il bilinguismo e il controllo esecutivo? Il fattore principale è che le due lingue dei parlanti bilingui sono sempre attive simultaneamente nella mente. I bilingui quindi sviluppano un meccanismo di inibizione che consente loro di mantenerle separate, in modo tale da limitare l’interferenza della lingua non in uso su quella in uso. Quindi l’esperienza constantemente ripetuta di inibire una lingua quando si parla l’altra si riflette in altre attività che richiedono attenzione e controllo esecutivo, potenzialmente migliorando l’abilità di eseguire più compiti cognitivi contemporaneamente o in rapida successione.

(da Un cervello, due lingue: vantaggi linguistici e cognitivi del bilinguismo infantile della professoressa Antonella Sorace, docente di Developmental Linguistics presso l'Università di Edimburgo).

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