REGGIO APPROACH
Busy Bees Academy ha come riferimento l’esperienza educativa d’avanguardia di Reggio Emilia, che valorizza le potenzialità di ogni bambino e si basa sul concetto di ascolto attivo tra bambino, educatore e genitore. Il "Reggio approach" è infatti riconosciuto come una delle migliori esperienze pedagogiche al mondo e come tale viene studiato nelle più prestigiose università italiane e straniere, tra cui Harvard.
L’esperienza pedagogica reggiana nasce più di quarant’anni fa nei Nidi e nelle Scuole dell'infanzia del Comune di Reggio Emilia e si propone come un approccio globale, che ha ispirato scuole di tutto il mondo e trae la sua forza da alcune colonne portanti: la pedagogia dell'ascolto, la partecipazione delle famiglie, la valorizzazione dei molteplici linguaggi del bambino, il lavoro collegiale di tutto il personale, l’importanza dell’ambiente educativo, la presenza dell’atelier, la cucina interna e il lavoro di osservazione (documentazione).
La filosofia educativa del pensiero reggiano trova la sua ispirazione nelle idee di Loris Malaguzzi, instancabile promotore di una filosofia dell’educazione innovativa, capace di valorizzare quel patrimonio di potenzialità e risorse che si esplicita nei “cento linguaggi dei bambini”. I cento linguaggi sono infatti la metafora delle innumerevoli potenzialità dei processi creativi e conoscitivi di ognuno. I bambini si sanno esprimere in molteplici modi che devono essere ricercati e valorizzati, come il linguaggio creativo, il linguaggio musicale, il linguaggio grafico-pittorico, ecc. In questo senso i bambini vengono posti davvero in primo piano e non sono considerati i destinatari di un sapere precostituito.
Il valore dell'educazione
Fondamentale è la dimensione dell’educazione, intesa non come mera trasmissione dei saperi, ma sempre più caratterizzata comepredisposizione di contesti favorenti la crescita e l’apprendimento soggettivo e di gruppo.Uno degli elementi strutturanti l’educazione è la comunicazione vissuta come processo di reciprocità, nel quale l’alterità e l’ascolto siano il presupposto per stare insieme e anche per acquisire il valore della democrazia come il criterio base della convivenza.
I cento linguaggi dei bambini
Nel presupposto che il bambino nasca con “cento linguaggi”, diventa compito prioritario dell’adulto ascoltarli, riconoscerli, valorizzarli favorendo situazioni in cui possano emergere molteplici potenzialità. L’atelier inteso come “laboratorio del fare” accoglie in modo permanente non solo linguaggi grafici, pittorici, manipolativi, ma anche quelli del corpo legati al movimento, alla comunicazione verbale e non verbale, ai linguaggi iconici, logici, scientifici, naturali, etici, multimediali, pensando sempre ad un bambino che conosce con tutto se stesso.
Partecipazione delle famiglie
I genitori sono partner essenziali del progetto educativo del servizio e hanno a loro volta necessità di poter sperimentare la propria funzione anche in un contesto più allargato di quello familiare, dove sia possibile confrontarsi, osservare diversi modelli di interazione e di sostegno allo sviluppo ed anche consolidare la fiducia nelle proprie capacità di saper “far crescere” i propri bambini. Oltre agli scambi quotidiani di informazione relativi alla vita del bambino a casa e al nido sono previsti momenti di incontro e confronto tra operatori e genitori sia a livello individuale che di gruppo, sulle domande dell’educare oggi bambini e bambine.
L’ osservazione e la documentazione
La pedagogia dell’ascolto si basa sull’osservazione e sulla documentazione sotto forma di fotografie, riprese, diari di bordo, appunti, ecc. poi interpretati e riorganizzati dalle insegnanti. La documentazione permette loro di rileggere i processi di apprendimento dei bambini e farne ulteriori letture e approfondimenti e, alle famiglie, di poter seguire direttamente l’esperienza che i loro figli vivono nelle nostre scuole oltre alla scoperta delle loro molteplici potenzialità.
Progettazione non programmazione
Il progetto educativo non implica programmi predefiniti, ma nasce dal reale ascolto dei gruppi dei bambini con cui ci troviamo a lavorare quotidianamente; ciò comporta una grande partecipazione e predisposizione delle insegnanti a “mettersi all’altezza del bambino” per sviluppare quegli interessi e competenze che lui stesso ci porta, attraverso il dialogo e la predisposizione dei contesti e dei materiali. Progettare significa anche, avere la possibilità di modificare in itinere il percorso per poter seguire la direzione che ci viene indicata dai bambini stessi, reali protagonisti del loro processo di apprendimento e di ricerca.